Instrumental music



 

 

 

contenuto musicale - contents:

GAETANO CHIABRANO
Sonata per fagotto e basso

GIUSEPPE TARTINI [attr.]
Sonata per basso solo

GIOVANNI BENEDETTO PLATTI Sonata op. IV n. 2, per clavicembalo

GIROLAMO BESOZZI
Sonata per fagotto

GAETANO PUGNANI
 Sonata de bajón

FRANCESCO RICUPERO
 Sonata I per fagotto e basso

Il fagotto virtuoso

Virtuose Bassoon

 

   MVC/010-032 DDD 

Sergio Azzolini, fagotto

ENSEMBLE L’AURA SOAVE CREMONA

Ai Ikeda, fagotto

Diego Cantalupi, arciliuto & chitarra

Davide Pozzi, clavicembalo

 

Testi libretto  -  Booklet texts
Italiano   English

 

 

Esecutori

Artists

 

Sergio Azzolini, fagotto

Ensemble L’AURA SOAVE CREMONA

Ai Ikeda, fagotto

Diego Cantalupi, arciliuto & chitarra

Davide Pozzi, clavicembalo

 

SONATE ITALIANE DEL XVIII SECOLO

di

Diego Cantalupi & Sergio Azzolini

La dulciana, nata come strumento per l’esecuzione ed il rinforzo del basso durante il XVI secolo, trovò in Italia un terreno fertile per lo sviluppo di un’importante letteratura solistica. L’evoluzione di questo strumento, costruito in un unico pezzo di legno, portò da un lato allo sviluppo di un nuovo modello formato da quattro pezzi distinti e predecessore dei ‘moderni’ fagotti, dall’altro continuò la sua vita conservando i tratti morfologici originali, e coesistendo col fagotto ancora nel XVIII secolo, almeno in Spagna. Nella prima parte del Seicento l’Italia è testimone di una florida letteratura in cui il fagotto riveste un importante ruolo solistico, grazie a compositori quali Biagio Marini, Gabriele Usper , Giovanni Battisti Riccio, Stefano Bernadi, Giovanni Picchi, Dario Castello, Giovanni Battista Buonamente e Giovanni Battista Fontana, e alle loro edizioni musicali stampate a Venezia; nella stessa città lagunare vedrà la luce il primo brano per fagotto solo, una Fantasia di Bartolomeo Selma y Salaverde pubblicata nel 1638. Grazie ai perfezionamenti tecnici apportati allo strumento e al conseguente ampliamento dell’estensione e della gamma espressiva, il ‘nuovo’ fagotto riuscì a creare i presupposti per lo sviluppo di un’ampia letteratura solistica, sia cameristica che con l’orchestra, culminante nei 39 concerti scritti da Antonio Vivaldi, esempio unico nella storia di questo strumento.

Con la fine del periodo Barocco, e l’avvento del nuovo stile ‘galante’, almeno limitatamente all’Italia il fagotto sembra apparentemente non godere più della fama acquisita nel secolo precedente e la produzione solistica si dirada, a favore di altri strumenti considerati più adatti al nuovo stile ’galante’ quali il violino, l’oboe, ed altri. Una ricerca accurata ci ha permesso tuttavia di individuare una discreta quantità di brani dedicati al fagotto - alcuni dei quali registrati per la prima volta in questo cd - che testimoniano come la continuità del repertorio solistico per questo strumento non sia mai venuta meno, nemmeno durante il periodo preclassico. Non possiamo tuttavia trascurare il fatto che almeno una parte di questa letteratura è mutuata da altri strumenti, oppure presenta il fagotto come strumento alternativo al violoncello, o ancora non riporta nessuna indicazione precisa di organico. Quest’ultimo è il caso che incontriamo nella sonata di Giuseppe Tartini (Pirano, 1692 - Padova, 1770), il brano più antico di questo disco, recentemente riscoperta in una biblioteca privata e qui registrata per la prima volta.


G. TARTINI, Sonata per basso solo

Se durante tutto il Seicento Venezia aveva svolto un ruolo molto importante per lo sviluppo della letteratura solistica per fagotto, Torino sembra invece essere un nuovo luogo di diffusione di questo repertorio durante la seconda metà del secolom successivo. Girolamo Besozzi (Parma, 1704 – Torino, 1778) è sicuramente il più noto tra i compositori eseguiti in questa raccolta: nato a Parma, oboista e fagottista, fu al servizio del Duca Farnese fino al 1728, come ‘virtuoso di oboe’, per poi divenire, dal 1731, ‘fagottista’ della Corte di Torino. Alla generazione successiva appartiene invece Gaetano Chiabrano (Torino 1725 – 1800), compositore e violoncellista, e nipote del famoso violinista Giovanni Battista Somis. All’interno della sua corposa raccolta di sonate per violoncello e basso continuo, sei di queste riportano l’indicazione “a violoncello solo o sia fagotto e basso”, e tra queste è presente la sonata che abbiamo scelto. Contemporaneo e concittadino di Chiabrano è Gaetano Pugnani (Torino 1731 – 1798), violinista e compositore, e allievo dello stesso Somis. All’interno della sua vasta produzione musicale che comprende opere e musica da camera varia, sono di rilevante importanza le sonate per violino solo, considerate un anello di collegamento fondamentale tra lo stile di Arcangelo Corelli e quello di Giovanni Battista Viotti. Una di queste sonate, trasportate nella tonalità di sol, più adatta al fagotto, è stata riscoperta nell’archivio della Cattedrale di Saragoza, con il titolo “Sonata de bajón” Di tutt’altre origini è Francesco Ricupero, compositore di cui si conoscono pochissimi dettagli biografici, e che operò a Napoli durante il XVIII secolo. La sua produzione prevalentemente sacra, comprende anche una raccolta di sonate per il flauto traverso, una delle quali, autografa, compare anche nella versione per fagotto.

Questa silloge di sonate solistiche per il fagotto rappresenta solo una parte del repertorio italiano del periodo preclassico, a tutt’oggi pressoché sconosciuto anche a molti interpreti, ed in parte ancora da scoprire, sia dal punto di vista musicologico che da quello esecutivo. Con questa raccolta speriamo di aver contribuito a mettere in luce una produzione affatto secondaria, dal punto di vista qualitativo, e di fondamentale importanza per il ruolo di connessione che svolge tra lo stile tardo barocco e quello del classicismo maturo.

 

UN FAGOTTO ‘VIRTUOSO’

di

Sergio Azzolini

Nel panorama degli strumenti musicali che dal Rinascimento si sviluppano fino ad arrivare ai nostri giorni, un ruolo fondamentale è rappresentato dai compositori, spesso anche strumentisti e virtuosi dello strumento per cui scrivono.

Se la scelta di un modello di fagotto barocco per la musica del primo Settecento o di un modello classico per quella del primo Ottocento appare abbastanza scontata, occorre fare molta attenzione nell’identificare uno strumento adatto all’esecuzione di questo repertorio ‘di transizione’: ciò per garantire un’esecuzione non solo storicamente informata, ma anche organologicamente corretta. Alla base della scelta dello strumento vanno fatte due considerazioni fondamentali. Premesso che l’evoluzione tra strumento barocco e strumento classico si sviluppa con numerose tappe intermedie, bisogna pensare che gli strumenti più antichi non venivano dismessi immediatamente, alla comparsa di un nuovo modello, ma continuavano la loro vita per un certo numero di anni. Inoltre ogni compositore scriveva per un determinato modello di strumento, sfruttandone interamente le caratteristiche espressive e di estensione.

Lo strumentista antico si trovava quindi in una posizione in cui, per eseguire un determinato repertorio, era necessario essere virtuosi (cioè suonare ‘con virtù’), dove per ‘virtuosismo’ si intende non la quantità e la velocità di note, ma la capacità di sfruttare lo strumento interamente ed in modo estremo, sia dal punto di vista dell’estensione, che da quello dell’espressione degli affetti. E chiaro quindi che eseguire questo repertorio su di uno strumento classico sarebbe certamente più semplice, ma altrettanto anacronistico; in oltre, questione affatto secondaria, si snaturerebbero le caratteristiche più tipiche di ogni brano e di questo repertorio in genere.

Per tutti questi motivi, ho scelto quindi di utilizzare per il cd due fagotti ‘barocchi’ a 4 chiavi.

ITALIAN SONATAS OF THE 18th CENTURY

by

Diego Cantalupi & Sergio Azzolini

The dulcian emerged in the 16th century as an instrument for performing and reinforcing the bass. In Italy, it found fertile soil for developing important soloistic repertory. The evolution of this instrument, which is made from a single piece of wood, lead to both the development of a new format model of four distinct pieces and the predecessor of ‘modern’ bassoons, and a continuation of its own life, preserving original morphological features coexisting alongside the bassoon into the 18th century, at least in Spain.

During the first part of the 1600s, Italy witnessed a flowering of musical literature where the bassoon played an important soloistic role, thanks to composers such as Biagio Marini, Gabriele Usper , Giovanni Battisti Riccio, Stefano Bernadi, Giovanni Picchi, Dario Castello, Giovanni Battista Buonamente and Giovanni Battista Fontana with their printed musical editions in Venice, the same lagunal city where the first piece for solo bassoon would come to light: a Fantasia by Bartolomeo Selma y Salaverde, published in 1638.

Thanks to technical perfections made on the instrument and the subsequent broadening of its expressive range, the ‘new’ bassoon managed to create the prerequisites for the development of a vast soloistic repertory, both in chamber and orchestral music, culminating in 39 concertos written by Antonio Vivaldi, a singular example in the history of the instrument.

With the end of the Baroque period and the arrival of the new ‘galant’ style, the bassoon, to a limited extent, seemed to no longer enjoy the fame acquired in the previous century in Italy. Soloistic writing petered out in favour of other instruments considered more adapted to the new ‘galant’ style such as the violin, oboe and others. Careful research has permitted us, however, to pinpoint a discrete number of pieces dedicated to the bassoon – some recorded for the first time on this CD – which show how the continuity of the soloistic repertory of this instrument never lessened, not even during the pre-Classical period. Nonetheless, we cannot overlook the fact that at least a part of this literature was taken from other instruments, presents the bassoon as an alternative to the cello or doesn’t have any precise indication of orchestration.

We encounter the latter in the sonata by Giuseppe Tartini (Pirano, 1692 – Padova, 1770), the earliest piece on this compact disc, which was recently rediscovered in a private library and is recorded here for the first time. If Venice played a key role throughout the entire 1600s in the development of soloistic literature for the bassoon, Turin seems to have been a new place for the proliferation of its repertory during the second half of the century which followed.

Girolamo Besozzi (Parma, 1704 – Turin, 1778) is by far the most famous of the composers performed in this collection: born in Parma, an oboist and bassoonist, he was in service to the Farnese Duke until 1728 as a ‘virtuoso of the oboe’ only to become ‘bassoonist’ of the Turin Court from 1731.

In the following generation we find Gaetano Chiabrano (Turin 1725 – 1800), composer, cellist and nephew of the famous violinist Giovanni Battista Somis. In his great collection of sonatas for cello and figured bass, six of these carry the indication “a violoncello solo o sia fagotto e basso”. The sonata we have chosen is present among these.

A contemporary and fellow citizen of Chiabrano is Gaetano Pugnani (Turin 1731 – 1798), violinist, composer and student of Somis. In his vast musical output, which includes operas and chamber music, the sonatas for solo violin are of considerable importance and considered a fundamental link between Arcangelo Corelli’s style and that of Giovanni Battista Viotti. One of these sonatas, transposed to G major, a key more suited to the bassoon, was rediscovered in the archives of the Saragoza Cathedral with the title “Sonata de bajón”.

From completely different origins comes Francesco Ricupero. His mostly sacred musical mproduction also includes a collection of sonatas for transverse flute, one of which, in manuscript, also appears in a version for bassoon.

This summary of soloistic sonatas for bassoon represents only a part of the Italian pre-Classical repertory. It is music that many performers today are still quite unfamiliar with and much has yet to be discovered from both a musicological as well as a performing standpoint. With this collection, we hope to have contributed to bringing to light a production that is by no means secondary from a qualitative point of view and which is of fundamental importance for the its role in connecting the late Baroque with the mature Classical style.

 

A ‘VIRTUOSO’ BASSON

by

Sergio Azzolini

In the panorama of musical instruments developed from the Renaissance up to our present day, a fundamental role was played by composers and often even instrumentalists and virtuosi of  the instruments they wrote for. If the choice of one model of baroque bassoon for music from the early 1700s or a classical model for that of the early 1800s seems pretty much a given, one must pay close attention in determining the instrument suited to the performance of this ‘transitional’ repertory. This serves to guarantee not only a historically informed performance, but one which is also organologically correct.

At the root of instrument choice lie two fundamental considerations. Bearing in mind that the evolution from the baroque to the classical instrument developed in numerous intermediate stages, one is lead to believe that the older instruments were not immediately dismissed upon the arrival of a new model but continued their life for a certain number of years. In addition, every composer wrote for a specific model of instrument, taking full advantage of its features of extension and expressiveness. The instrumentalist of old found himself in a position where he had to be a virtuoso (that is, to play with ‘virtue’) to perform a specific repertory. ‘Virtuoso’ playing here means not the quantity and speed of the notes, but the capacity to fully exploit the instrument and do so in an extreme way, from extension to the expression of affects.

It is therefore clear that performing this repertory on a classical instrument would certainly be easier but would likewise be an anachronism. Furthermore, the nmost characteristic traits of each piece, and the repertory in general, would be distorted. Thus we have chosen to utilise two baroque bassoons for the recording. 

 

 

 

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