contenuto musicale - contents:
1. Sonata in re «Gavotta», K 64 |
- Domenico Scarlatti - Sonate per organo
MVC/008-022 DDD organo Agostino Traeri (1784)
della
Marco Ruggeri - organo
Testi libretto
- Booklet texts |
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Esecutore Artist Marco Ruggeri Organo- Organ
Nato a Cremona nel 1969, ha studiato con don G. Crema, E. Viccardi e G. Fabiano diplomandosi in Organo (1989) e, con il massimo dei voti, in Clavicembalo (1996); si è poi perfezionato con A. Marcon alla Schola Cantorum di Basilea (1997-99). Premiato al concorso organistico di Bruges (1996), ha vinto il 1° premio al Concorso Organistico di S. Elpidio a Mare (1998) e al Concorso Clavicembalistico Nazionale di Bologna (1997). Laureato, con lode, in Musicologia (Università di Pavia 1996), si dedica allo studio della musica organistica e dell’organaria italiana dell’Ottocento (in particolare, la riscoperta dell’opera organistica di Ponchielli e la pubblicazione del Catalogo del Fondo Musicale della basilica di S. Maria di Campagna in Piacenza, Olschki 2003). Ha inciso per Tactus, Sony, Stradivarius, MV Cremona, La Bottega Discantica, San Paolo. L’incisione dei brani organistici di Ponchielli ha ottenuto il riconoscimento «Musica eccezionale» dalla rivista «Musica» (ottobre 2000). Recentemente sono usciti i CD dedicati all’opera per organo di Padre Davide da Bergamo (2 CD), alle sonate per cembalo del compositore cremonese G. B. Serini (XVIII sec.) e un’antologia di brani di W. A. Mozart. E’ docente al Conservatorio di Novara. A Cremona è organista della Cappella Musicale della Cattedrale e titolare dell’organo-orchestra «Lingiardi 1877» della chiesa di S. Pietro al Po; consulente per gli organi per la Curia; direttore artistico e docente presso la Scuola Diocesana di Musica Sacra ‘D. Caifa’.
Born in Cremona in 1969, Marco Ruggieri studied with fathers G. Crema, E. Viccardi and G. Fabiano. He obtained his Organ diploma with the highest marks (1989) and his Harpsichord diploma (1996). He then completed his studies with A. Marcon at the Schola Cantorum in Basil (1997-99). A prize-winner at the Bruges organ competition (1996), he won first place at the S. Elpidio a Mare Organ Competition (1998) and at the National Harpsichord Competition of Bologna (1997). After obtaining his Musicology Degree con lode (University of Pavia 1996), he dedicated himself to the study of organ music and the art of 18th Century Italian organ building (in particular, to the rediscovery of Ponchielli’s organistic works and the publication of the Catalogo del Fondo Musicale della basilica di S. Maria di Campagna in Piacenza, Olschki 2003). He has recorded for Tactus, Sony, Stradivarius, MV Cremona, La Bottega Discantica, San Paolo. The recording of Ponchielli’s organ pieces earned him the “Musica eccezionale” (exceptional music) acclaim from «Musica» magazine (October 2000). Of recent production, the release of the CDs dedicated to organ works by Father Davide of Bergamo (2 CDs), sonatas for harpsichord by the Cremonese composer G. B. Serini, (XVIII sec.) and an anthology of pieces by W. A. Mozart. He is an instructor at the Novara Conservatory. In Cremona, he is organist of the Cathedral’s “Cappella Musicale” and plays a symphonic organ built by Lingiardi in 1877 at the “S. Pietro al Po” church; he is an organ consultant for the Curia and artistic director and instructor at the “D. Caifa” Diocesan School of Sacred Music.
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Domenico Scarlatti di Marco Ruggeri Tra le 555 sonate scarlattiane, quelle dedicate espressamente all’esecuzione organistica rappresentano una parte del tutto minoritaria. Si tratta di sette-otto sonate, in cui la destinazione all’organo è di volta in volta suggerita da diciture specifiche («Per organo da camera»), da indicazioni di registri o, più genericamente, da uno stile relativamente sobrio, come ad esempio in alcune fughe, lontano dal consueto idioma cembalistico. Questa registrazione, quindi, non vuole certo presentare una produzione organistica scarlattiana che, tutto sommato, è quasi inesistente.
Le sonate scelte non appartengono affatto al quel piccolo gruppo di brani organistici, ma si collocano a pieno titolo tra quelle più marcatamente cembalistiche, sia in rapporto al loro stile musicale, sia considerando le frequenti esecuzioni o incisioni odierne. Tuttavia, la straordinaria ricchezza della scrittura scarlattiana offre spesso la possibilità di letture ‘alternative’ e quindi di immaginare accordi, acciaccature, scale, incisi melodici in una dimensione sonora diversa da quella abituale. Il principio seguito è stato quello di realizzare una sorta di «strumentazione» all’organo, utilizzando i registri e gli effetti organistici per evidenziare ancor di più certi tratti espressivi della scrittura scarlattiana. Per questo motivo la scelta è caduta su sonate caratterizzate da forti contrasti ritmico-armonici e marcati effetti coloristici, quasi descrittivi. In questi casi l’adattamento organistico risulta più fattibile e, sul piano strettamente musicale (non certo filologico), anche plausibile. La lettura offerta è dunque sperimentale, non comprovata da alcun documento antico (anche perché Scarlatti produsse le sue sonate nel periodo di servizio presso la corte spagnola – dal 1729 al 1757 – ove aveva a disposizione cembali, fortepiani e, tutt’al più, organi positivi «da camera» di piccole dimensioni). Tuttavia, per non allontanarsi troppo dai limiti del «possibile», l’esecuzione di questi brani è stata effettuata su uno strumento quantomeno coevo all’età scarlattiana, ossia l’organo settecentesco «Traeri» della Collegiata di Gualtieri (Re), recentemente restaurato. Quest’organo è ricco di colori classicamente italiani: un ripieno argentino, flauti di varie taglie, alcune ance molto incisive, un sonoro Contrabasso (anche se tappato). Si è fatto ampio uso del pedale, specialmente nei punti in cui era chiara l’intenzione dell’autore di marcare gli accenti musicali. La presenza di grandi accordi (specialmente quelli rinforzati dalle suggestive acciaccature) ha suggerito la sonorità forte del ripieno (sonate K 175, K 420); passaggi scalari o arpeggi di carattere brillante sono stati invece eseguiti con varie combinazioni di flauti (sonate K 55, K 101, K 152, K 387, ecc.); le ance sono state impiegate laddove la scrittura si presentava ritmicamente molto incisiva, come nelle sonate K 159 (La caccia), K 239, K 380, ecc.; l’espressione patetica e l’effetto di tremolo continuo presenti nella sonata in fa minore K 187 sono stati sottolineati tramite l’uso del registro battente della Voce Umana; non manca anche qualche piccolo colpo di Timpano, al termine del grande crescendo centrale della sonata in Sol maggiore K 235.
L’organo Agostino Traeri 1784 della Collegiata Santa Maria della Neve di Gualtieridi Federico Lorenzani
La storia dell’organo della Collegiata di Gualtieri inizia nel 1668, momento in cui il Capitolo decide di costruirne uno con l'intervento economico del Comune. L’organo viene costruito dal parmense Carlo Lanzi, famoso organaro del suo tempo. Nel 1784, dopo la riedificazione della chiesa, Agostino Traeri, ultimo esponente della celebre dinastia dei Traeri, ne costruisce uno. Molto probabilmente si trattava del più grande organo costruito da Agostino anche se per altra destinazione: con 57 tasti e controttava, di 12 piedi e 21 registri. Agostino, per adattarlo alla cassa predisposta, fu costretto a ridimensionarlo: mantenne parte del materiale fonico seicentesco ma anche cinquecentesco da lui recuperato in altri interventi. Nel 1788 Andrea Montesanti completò il lavoro del Traeri che, verosimilmente, non lo aveva portato a termine perché anziano. La fase di studio dello strumento è stata particolarmente complessa a causa dei numerosi ampliamenti e restauri subiti dallo stesso: infatti nel corso dei secoli lo strumento subì innumerevoli interventi e modifiche che ne compromisero la funzionalità e ne stravolsero la fisionomia. Le lunghe ricerche effettuate presso vari archivi hanno stabilito che l'organo, a differenza di quanto si pensava, è di proprietà della parrocchia e non del Comune. Tale equivoco era probabilmente nato dal fatto che il Comune fin dal 1668 aveva sempre contribuito alle spese di restauro e manutenzione dell'organo. La presenza di un organo di grande pregio architettonico e fonico era motivo di orgoglio per l'intera cittadinanza, a dimostrazione di una fusione e comunanza di intenti tra il mondo religioso e quello civile. Il suono dell'organo ci consente di creare un feeling fra passato e presente, di creare un ponte sonoro immaginario tra il suono ascoltato dai nostri predecessori dal '600 ad oggi. Accanto all'aspetto più tecnologico che caratterizza l'organo come “macchina” di complessa ingegneria, è possibile percepire che la creazione di tale strumento è un atto meraviglioso in cui materiali, misure, proporzioni, leggi fisiche applicate si intrecciano (quasi magicamente) a procedimenti empirici, destando ancora oggi, a distanza di secoli, nello studioso come nell'interprete e nell'ascoltatore, stupore e senso di meraviglia. Da una tale sintesi di significati scaturiscono capolavori ineguagliabili sia per la loro qualità fonica, sia per la presenza di mirabili complessi architettonici: prospetto-cassa-cantoria. Le pratiche del restauro e gli studi sui materiali sono stati eseguiti in stretta collaborazione con la Soprintendenza di Modena - Reggio Emilia e l’ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Reggio Emilia – Guastalla.
Bibliografia: L’organo dell’Insigne Collegiata di Gualtieri, a cura di Federico Lorenzani e Marco Ferrarini, Gualtieri, associazione culturale “Giuseppe Serassi” di Guastalla, 2006.
Scheda tecnica
Disposizione fonica Principale I 8’ b. Principale I 8’ s. Principale II 8’ b. [dal do 2] Principale II 8’ s. Ottava 4’ Quintadecima Do # 5 Decimanona Fa # 4 Vigesimaseconda Do # 4, 5 Vigesimasesta* Fa # 3, 4 Vigesimanona* Do # 3, 4, 5 Trigesimaterza* Fa # 2,3,4
Fagotti Reali 8’ b.* Oboè 8’ s.* Cornamuse 8’ s.* Flauto in VIII b. Flauto in VIII s. Flauto in XII b.* Flauto in XII s.* Flauto in XV s.* Cornetta in XVII s. Voce Umana s. Contrabbassi 16’ al ped.
* = Registri di nuova costruzione Accessori: Sul fianco destro della pedaliera è posto il pedalone per la combinazione libera alla lombarda.Pressione: 46 mm / H2o, Corista: 442 Hz / 18°C Temperamento: Vallotti moderato
L’organo, racchiuso in una cassa in legno, è collocato sul palco esistente sopra l’ingresso principale della chiesa. Il prospetto è costituito da un arco a tutto sesto sormontato da una testa lignea raffigurante un cherubino alle cui estremità si muovono motivi a girali anch’essi intagliati; festoni di frutta intrecciata a nastri corrono ai lati della facciata intervallati da modanature che la suddividono in tre registri. L’intera decorazione è affidata alla luminosità dell’argento meccato degli elementi lignei in aggetto e alla presenza di due ante ai lati della cassa completamente traforate in un elegante disegno che conferisce leggerezza all’intera struttura. La cantoria in legno dipinto. Parapetto rettilineo con sporgenza al centro; pilastrini delimitanti lateralmente ogni specchiatura. Palco sorretto da 4 mensole a volute. Facciata di 25 canne del Principale I bassi di 8’, dal do 1. Una campata a 3 cuspidi (quella centrale sovrastante gli altri 2), ordine unico, profilo piatto. Bocche allineate, con labbro superiore differenziato: a mitria per 15 canne e a mitria allungata per le altre 10. Canne con il labbro superiore a mitria allungata sono attribuibili a Carlo Lanzi (1670), le restanti di Andrea Montesanti (1788). Una tastiera a finestra, meccanica sospesa, con 50 tasti dal Do-1 al Fa5, prima ottava corta; tasti diatonici placcati in osso con frontalini piatti e cromatici in legno di frutto placcati in ebano. Divisione bassi-soprani tra Mi3 e Fa3. Pedaliera a leggìo, costantemente unita al manuale, di 18 pedali, dal Do1 al Sol#2; prima ottava corta, 12 note reali. Tasto a seguito: Rollante. Registri azionati da manette a corsia orizzontale ad incastro disposte in unica colonna a destra della tastiera. Somiere maestro di Agostino Traeri a tiro con 21 stecche, somiere parziale per Contrabbassi. Materiale fonico di Giovanni Cipri (sec. XVI), Carlo Lanzi (1670), Andrea Montesanti (1788). Un crivello, in cartone con telaio in legno. Bocche delle canne del somiere maestro, sotto il crivello. Nr. 2 mantici a cuneo Cartellini a stampa applicati durante il restauro del 2006. Restauro a cura della Casa d’organi Daniele Giani di Corte de’ Frati (CR).
Si ringraziano: Ufficio per i Beni Culturali della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla; Parrocchia di Gualtieri; Don Alberto Nicelli; Casa d’organi Daniele Giani per l’assistenza tecnica. Con il patrocinio del Comune di Gualtieri (RE)
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Domenico Scarlatti by Marco Ruggeri Among the 555 Scarlatti sonatas, those expressly dedicated to organ performance are in the minority. We are dealing with seven to eight sonatas where the organ is, from time to time, alluded to with specific wording (“Per organ da camera”, or “For chamber organ”), with stop indications or, more generally speaking, with a relatively sober style, as in some fugues, distinguishing it from the usual harpsichord idiom. Thus, this recording is not intended to present a Scarlattian organistic production that is almost nonexistent. The sonatas chosen do not at all belong to that small group of organ pieces. Rather, they are placed among those markedly for the harpsichord both in musical style and considering today’s frequent performances or recordings of them. However, the extraordinary richness of Scarlatti’s writing often lends itself to “alternative” interpretations, so that one can imagine chords, acciaccaturas, scales and melodic figures in a sonorous dimension different from the usual. The principle followed was to accomplish a sort of “instrumentation” at the organ using organistic effects to highlight even more certain expressive traits of Scarlattian writing. For this reason, characteristic sonatas with strong rhythmic-harmonic contrasts and markedly colorful—almost descriptive—effects were chosen. In these cases, adaptation to the organ was easier and more plausible on a strictly musical (though not “philological”) level. The interpretation offered here is therefore experimental. It is not attested to by any historical document (also because Scarlatti wrote his sonatas while in service to the Spanish court –from 1729 to 1757—where he had a harpsichords, fortepianos and, above all and small positive “chamber” organs at his disposal). Notwithstanding, to not distance ourselves too much from the limits of the “possible”, these pieces were performed on an instrument contemporary to Scarlatti’s time, that is, the recently-restored 17th Century “Traeri” organ of the Collegiata di Gualtieri (Reggio Emilia). This organ is rich in classically Italian colors: a silvery ripieno, flutes of various sizes, some very incisive reeds and a sonorous Contrabasso stop (even though it’s stopped). The pedal was used very much, especially where the composer’s intention was clearly to emphasize the musical accents. The presence of full chords (especially those reinforced by striking acciaccaturas) was an indication for the forte sonority of the ripieno (sonatas K 175, K 420); scale and arpeggio passages of a brilliant character were instead performed with various flute combinations (sonatas K 55, K 101, K 152, K 387, etc.); the reeds were employed where the writing was very incisive as in sonatas K 159 (La caccia), K 239, K 380, etc.; the pathetique expression and the tremolo continuo effect in the F minor sonata K 187 were underscored by using the tremolo stop of the Vox Humana; there is even a small touch of drum-stop at the end of the big central crescendo of the G Major sonata K 235.
The Agostino Traeri Organ, 1784 of the Collegiata Santa Maria della Neve di Gualtieriby Federico Lorenzani
The history of the organ at the Collegiata di Gualtieri began in 1668 when the Chapter of the Church decided to build one, with economic help from the Town Hall. The organ was built by the famous organ builder Carlo Lanzi of Parma. In 1784, after reconstruction of the church, Agostino Traeri, the last of the famous Traeri dynasty, built an organ. Most likely it was the largest built by Agostino, though destined for somewhere else: with 57 keys and sub-octaves, 12 foot and 21 stops. Agostino was forced to re-dimension the organ to adapt it to the case that was made beforehand: he kept part of the 17th Century phonic material as well as some 16th Century material he had salvaged during other interventions.
In 1788,
Andrea Montesanti finished Traeri’s work that he most likely didn’t complete
because of his advanced age. Studying the instrument proved to be particularly
complicated due to numerous enlargements and restorations: indeed, over the
centuries the instrument experienced countless interventions and modifications
that compromised its functioning and upset its physiognomy. Prolonged research
in various archives established that the organ is the property of the parish and
not the Town Hall, in contrast to what was previously thought. Such
misunderstandings probably arose from the fact that the Town Hall had always
contributed to the organ’s restoration and maintenance costs until 1688. The
presence of a highly-praised organ, architecturally and phonically, was a source
of pride for the entire citizenry. This is an example of a fusion and
commonality of intent between the religious and civil worlds. The sound of the
organ allows us to experience a feeling that lies between past and present, to
create an imaginary sonorous bridge between a sound heard by our 17th
Century predecessors and today. Alongside the more technical aspects that
characterize the organ as a “machine” of complex engineering, one can imagine
that the creation of such an instrument is a marvelous act which weaves together
(almost magically) materials, measurements, proportions and applied physical
laws through empirical procedures that can still awaken a sense of awe and
amazement in the scholar, performer and listener today, centuries later.
Unequaled masterpieces spring from just such a synthesis of meanings, for both
their phonic quality and the presence of admirable architectural complexes:
façade-case-choir loft.
Bibliography: L’organo dell’Insigne Collegiata di Gualtieri, edited by Federico Lorenzani and Marco Ferrarini, Gualtieri, “Giuseppe Serassi” cultural association, Guastalla, 2006.
MVC/008-022 DDD
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